Sala Poli – Centro Studi Sereno Regis
Via Garibaldi, 13 – Torino
- 9,30 Saluti e presentazione del convegno: Zaira Zafarana del coordinamento “A.G.i.Te. contro le atomiche, tutte le guerre ed i terrorismi”.
- 9,45 L’industria militare italiana e le proposte dei movimenti per la pace: Francesco Vignarca (Rete Italiana per la Pace e il Disarmo)
- 10,15 Tavola rotonda sulla situazione torinese e sulle proposte: partecipano Marco Alessandro Giusta (Assessore ai Diritti della Città di Torino); Edi Lazzi (segretario provinciale FIOM); Davide Provenzano (segretario provinciale FIM); Luigi Paone (segretario provinciale UILM); un rappresentante del mondo accademico. Modera prof. Mario Vadacchino (CISP).
Segue dibattito pubblico - 12,30 Conclusione: Paolo Candelari del coordinamento “A.G.i.Te.
Durante il convegno saranno proiettati brevi video su esperienze locali antimilitariste e nonviolente
Sono stati invitati i parlamentari che hanno sottoscritto l’impegno “ti voto solo se”.
Il convegno si svolge nell’ambito del festival della nonviolenza 2020.
Resoconto del convegno “Torino città delle armi?”
Il convegno “Torino città delle armi?” si è svolto sabato 10 ottobre nella sala Poli del Centro Sereno Regis, via Garibaldi 13 Torino, inserito nel contesto del Festival della nonviolenza e della resistenza civile.
Il convegno è stato organizzato dal coordinamento AGiTE per verificare le voci che prevedono la creazione a Torino di un importante polo di sviluppo dell’industria militare centrato su Leonardo con il coinvolgimento del Politecnico di Torino ed il supporto della città di Torino; sono stati quindi invitati i rappresentanti sindacali, politici e del mondo accademico locale per approfondire la questione ed iniziare un dialogo costruttivo su possibili alternative di sviluppo per la città che escludano il settore militare e prevedano la riconversione dell’industria esistente.
Hanno risposto all’invito l’assessore Marco Alessandro Giusta, le senatrici Elisa Pirro ed Anna Rossomando come rappresentanti della politica, Davide Provenzano, Edi Lazzi e Sergio Di Ruzza come rappresentanti del mondo sindacale.
Il Politecnico, scusandosi, ha declinato l’invito.
Il punto di vista del sindacato locale
La premessa di tutti gli interventi dei rappresentanti sindacali è stata che il sindacato è per sua natura contro la guerra, per la pace e la solidarietà, ma deve prioritariamente difendere i lavoratori e la loro occupazione
Leonardo, nelle sue varie denominazioni e società, ha una presenza cinquantenaria a Torino, in due sedi produttive, quella di Caselle e quella di c.so Marche. A Caselle impiega direttamente 1900 persone nell’elettronica per la difesa e nell’aeronautica militare (produzione aereo di trasporto C 27J ed Eurofighter) e civile (produzione dell’aereo Falcon).
In c.so Marche impiega oltre 1000 ingegneri (Alenia Aeronautica) e 750 dipendenti in Tales Alenia, società in cui Leonardo partecipa al 35% (l’azionista di maggioranza ed il controllo è della francese Tales): Tales Alenia produce e studia satelliti, moduli per la stazione spaziale internazionale e lavora al progetto Exomars
L’area di c.so Marche ha subito negli anni un notevole ridimensionamento tanto che nel 2011-2012 c’era un progetto immobiliare sull’area con il cambio destinazione d’uso da industriale a residenziale ed il trasferimento della produzione a Caselle.
Al fallimento del progetto immobiliare si fece strada il progetto di creare nell’area un incubatore di competenze aero-spaziali con il supporto del Politecnico ed i fondi del MISE per la riconversione di aree industriali dismesse, fondi attualmente congelati a causa dell’emergenza COVID.
Gli operai e gli ingegneri che lavorano in Leonardo non hanno una percezione particolare che i progetti a cui lavorano siano potenziali offensivi, percepiscono molto di più la sensazione di lavorare in un settore ad alta tecnologia che gli consente di crescere professionalmente.
Torino è in crisi per l’arretramento dell’industria dell’auto; i numeri sono impietosi, nel 2006-2007 si producevano nell’area cittadina 218.000 autovetture che sono scesi a 21.000 nel 2019 con una perdita di 18.000 posti di lavoro tra gruppo Fiat ed indotto.
Il modello di sviluppo pensato negli anni 2000 e basato sul turismo e gli eventi culturali a traino delle olimpiadi invernali del 2006 si è rivelato totalmente insufficiente a coprire il calo di occupati nell’industria; per questo i sindacati torinesi hanno riunito in un documento unitario le loro riflessioni e proposte per il lavoro e lo sviluppo di Torino.
Il futuro di Torino non può che essere nell’industria metalmeccanica perché solo questo settore è in grado di garantire i livelli occupazionali necessari e sfruttare al meglio le competenze presenti nel territorio; e più precisamente nel settore automotive, per il quale vantiamo 120 anni di esperienze tecniche e tecnologiche e nel settore dell’alta tecnologia con il supporto del Politecnico: ad esempio sfruttando la rivoluzione epocale nel campo automobilistico data dalla tecnologia ibrida, tenendo comunque in considerazione che il gruppo PSA-FCA sarà a controllo francese e che quindi il radicamento del gruppo a Torino non è scontato. Collegato al settore automotive c’è lo sviluppo di nuove batterie, la ricerca sull’idrogeno e sul fotovoltaico, l’installazione e la manutenzione di punti di ricarica elettrica nel territorio.
Una visione industriale credibile ci consente di evitare la riconversione verso il militare che è la preoccupazione principale di questo convegno. Per ottenerla tutte le componenti sociali locali (classe politica, sindacati, università, imprenditori) devono lavorare coordinati, fare sistema; purtroppo, negli ultimi anni, è mancata una visione di futuro nella classe dirigente torinese, visione indispensabile per superare questo momento di difficoltà.
Il punto di vista della politica locale e nazionale
Bisogna evitare che l’occupazione entri in conflitto con l’aspirazione ad un mondo senza guerre; la tendenza attuale va verso il riarmo ed all’aumento della spesa militare che in Italia impiega 1,45% del PIL con la richiesta da parte del presidente Trump di arrivare almeno al 2%. Questo implica chiaramente conseguenze anche a livello locale perché, anche se l’obiettivo prevalente del progetto della cittadella dell’aereo spazio di c.so Marche è la creazione di un punto di eccellenza tecnologica, non si possono escludere a priori applicazioni militari di quanto sviluppato.
L’unica soluzione è un cambiamento di paradigma e modello di sviluppo, anche ascoltando le istanze delle nuove generazioni; a questo scopo si può utilizzare l’occasione storica dei fondi di europei di Next Generation EU, il programma europeo ha tra i suoi obiettivi la riconversione e la transizione verso un’industria ecologicamente sostenibile. Un altro aspetto, che è diventato esplicito durante la pandemia, è la necessità di riportare in Italia la produzione e la filiera dei prodotti strategici.
L’intero convegno può essere rivisto su https://www.youtube.com/watch?v=Bhv-r2Bb3oI
Rassegna stampa
http://www.vita.it/it/article/2020/10/13/torino-e-la-nuova-capitale-delle-armi-italiane/156968/
https://www.pressenza.com/it/2020/10/contenuti-e-temi-del-convegno-torino-citta-delle-armi/