Le Loro Maestà il Re e la Regina, le Loro Altezze Reali il Principe Ereditario e la Principessa Ereditaria, i Membri del Comitato norvegese per il Nobel, le Signore e i Signori, amici del mondo nella lotta per l’abolizione delle armi nucleari, sono Terumi Tanaka, uno dei rappresentanti della Confederazione giapponese delle organizzazioni delle vittime della bomba atomica e ad idrogeno – Nihon Hidankyō, che è stata appena presentata. Vi ringrazio per l’opportunità di rivolgermi a voi oggi a nome di Nihon Hidankyō, destinataria del premio.
Nell’agosto 1956 abbiamo costituito la Confederazione giapponese delle organizzazioni delle vittime della bomba atomica e ad idrogeno (Nihon Hidankyō). Le vittime sopravvissute delle bombe atomiche si sono battute per due richieste fondamentali al fine di garantire che la disumanità di un evento senza precedenti non si ripeta mai più.
La prima è quella di opporsi alla pretesa del governo giapponese di far accettare al suo popolo i danni causati dalla guerra, chiedendo il risarcimento dei danni causati dalle bombe atomiche allo stato giapponese che ha iniziato e condotto la guerra.
La seconda è che le armi nucleari, armi estremamente disumane e letali che non possono coesistere con l’umanità, devono essere eliminate completamente e rapidamente.
Questo movimento ha indubbiamente svolto un ruolo importante nella creazione del “tabù nucleare”. Tuttavia, oggi rimangono ancora 12.000 testate nucleari sul pianeta, 4.000 delle quali dispiegate e pronte per essere lanciate.
La minaccia dell’utilizzo di armi nucleari da parte della Russia, superpotenza nucleare, nella guerra in Ucraina e le minacce di ministri del governo israeliano che parlano dell’uso di armi nucleari sulla Striscia di Gaza e nei territori palestinesi, insieme alle vittime civili di quei conflitti, ci rendono infinitamente frustrati e indignati dal fatto che il “tabù nucleare” sia stato infranto.
Sono un sopravvissuto al bombardamento atomico di Nagasaki, essendo stato esposto alla bomba all’età di 13 anni nella mia casa a circa tre chilometri a est dell’ipocentro. Il 9 agosto 1945, ho sentito improvvisamente il suono di un singolo bombardiere e sono stato subito avvolto da una luce bianca e brillante. La luce mi spaventò e corsi dal piano sopra al pianoterra. Mi coprii gli occhi e le orecchie e mi misi a terra; subito dopo un’onda d’urto fortissima mi attraversò. Non ricordo dopo cosa sia successo e quando mi sono ripreso, una grande porta di vetro era sopra il mio corpo. Tuttavia, non si è rotto nemmeno un pezzo di vetro e grazie a questo fatto sono sopravvissuto quasi illeso; per me è stato a dir poco un miracolo.
Tre giorni dopo ho visto di persona la devastazione del bombardamento di Nagasaki, quando mi sono recato in visita delle mie due zie che vivevano nella zona dell’ipocentro. Mia madre e io abbiamo deviato verso la collina e siamo rimasti sconvolti quando abbiamo guardato giù per vedere le rovine annerite del porto, a circa tre chilometri di distanza.
La cattedrale di Urakami, la più grande chiesa in mattoni dell’Oriente, era crollata al suolo e non c’era più traccia di lei. Tutte le case lungo il sentiero che scendeva ai piedi della montagna erano state rase al suolo e intorno ad esse erano abbandonati cadaveri, oppure persone vive con gravi ferite e ustioni, senza che nessuno potesse aiutarle. Sono diventato quasi privo di emozioni, ho chiuso il mio cuore umano e pensavo solo ad andare avanti per arrivare alla meta.
Una zia giaceva tra le rovine bruciate della sua casa, a 400 metri dall’ipocentro, con il suo cadavere carbonizzato vicino a quello di suo nipote, uno studente universitario. La casa dell’altra zia era crollata ed era un ammasso di legname. Mio nonno era accovacciato a terra, morente per le gravi ustioni riportate su tutto il corpo. Mia zia era stata gravemente ustionata, morì poco prima del nostro arrivo e fu cremata da noi in un campo vicino. Mio zio, che all’inizio sembrava illeso, aveva lasciato la zona per cercare aiuto, ma è crollato alla stazione di soccorso ed è morto nel giro di una settimana o poco più a causa della febbre alta.
Una sola bomba atomica ha lasciato cinque dei miei parenti in rovina e ha tolto loro la vita in un colpo solo. Il modo in cui la gente moriva non era affatto una morte umana. C’erano decine e centinaia di persone che soffrivano senza alcuna cura medica e attenzione. In quel momento sentii fortemente che non si dovevano mai più permettere tali uccisioni e tali ferite anche se in guerra.
La bomba di Nagasaki esplose a 600 metri di altezza e il 50% dell’energia rilasciata fu un’onda d’urto che schiacciò le case, il 35% fu un’ondata di calore che bruciò gravemente le persone all’esterno e incendiò ogni casa crollata. Molte persone morirono bruciate, schiacciate nelle loro case. Il restante 15% penetrava nel corpo umano sotto forma di radiazioni, neutroni e raggi gamma, distruggendolo dall’interno e causando la morte, oltre a provocare la malattia da bomba atomica.
Alla fine di quell’anno, il bilancio delle vittime di Hiroshima e Nagasaki era stimato rispettivamente in circa 140.000 e 70.000. Il numero di persone sopravvissute ai bombardamenti atomici, ferite o esposte alle radiazioni, era di più di 400.000 persone.
I sopravvissuti furono costretti al silenzio dalle forze di occupazione per sette anni dopo i bombardamenti. Furono abbandonati anche dal governo giapponese. Per dieci anni dopo i bombardamenti, dovettero sopportare la solitudine, la sofferenza per le malattie e le difficoltà della vita, i pregiudizi e la discriminazione.
Il test della bomba all’idrogeno effettuato dagli Stati Uniti sull’atollo di Bikini il 1° marzo 1954 causò un grave incidente quando i pescherecci giapponesi furono esposti a polveri radioattive chiamate in giapponese “le ceneri della morte”. Tra l’altro, tutti i 23 membri dell’equipaggio del peschereccio Daigo Fukuryū-Maru furono esposti alle radiazioni e svilupparono una malattia acuta da radiazioni, e tutti i tonni catturati dovettero essere gettati.
Questo incidente ha dato il via alla campagna contro le sperimentazioni di bombe atomiche e all’idrogeno e contro le stesse bombe atomiche e all’idrogeno, campagna che si è diffusa a macchia d’olio in tutto il Giappone ed anche nel mondo. Furono raccolte più di 30 milioni di firme e nell’agosto 1955 si tenne a Hiroshima la Conferenza mondiale contro le bombe atomiche e all’idrogeno, seguita dalla seconda Conferenza mondiale a Nagasaki nel 1956.
Incoraggiati da questo movimento, il 10 agosto 1956 i sopravvissuti alla bomba atomica e all’idrogeno formarono la Confederazione giapponese delle organizzazioni delle vittime della bomba atomica e all’idrogeno, Nihon Hidankyō. Nella nostra dichiarazione di fondazione, esprimemmo la nostra determinazione a “salvare noi stessi e, attraverso le nostre esperienze, salvare l’umanità dai rischi”. Abbiamo avviato il nostro movimento con forte intenzione di chiedere l’abolizione delle armi nucleari e il risarcimento da parte dello Stato per i danni causati dalle bombe atomiche.
A seguito della campagna, nel 1957 è stata promulgata la legge sull’assistenza medica per i sopravvissuti alla bomba atomica. Tuttavia, il suo contenuto era ridotto al minimo: fu pubblicato un “manuale di salute per i sopravvissuti alla bomba atomica” e furono effettuate solo visite mediche gratuite.
Un’altra prevedeva che le spese mediche sarebbero state pagate solo se il paziente avesse sofferto di una malattia che il Ministro della Salute e del Welfare aveva valutato come una malattia legata alla bomba atomica.
Nel 1968 è stata promulgata la Legge sulle misure speciali per i sopravvissuti alla bomba atomica. Questa legge forniva assistenza finanziaria concedendo alcuni tipi di indennità. Tuttavia, si trattava di un sistema di assistenza sociale e l’indennizzo statale come sopravvissuto alla bomba atomica veniva ostinatamente rifiutato.
Nel 1985, Nihon Hidankyō ha condotto un’indagine sulle vittime della bomba atomica. L’indagine ha chiaramente dimostrato che le bombe atomiche causano danni globali alla vita, al corpo, alla mente e ai mezzi di sussistenza; le vittime hanno perso la vita, hanno riportato cicatrici fisiche e psicologiche e non sono state in grado di lavorare a causa di malattie e pregiudizi. I risultati dell’indagine hanno confermato con forza che le richieste basilari delle vittime dei bombardamenti atomici hanno fondamento. Ha rafforzato la nostra determinazione a non permettere che nessuno al mondo possa mai più provare le terribili sofferenze che abbiamo vissuto noi.
Nel dicembre 1994, le due leggi precedenti sono state riunite nella “Legge sui risarcimenti per i sopravvissuti alla bomba atomica”. Tuttavia, non c’è stato alcun risarcimento per le centinaia di migliaia di morti e il governo giapponese ha sempre rifiutato il risarcimento statale, limitando le sue misure ai soli danni da radiazione fino ad oggi.
Ripeto ancora una volta, sappiate che il governo giapponese non ha mai fatto ammenda per le morti causate dalle bombe atomiche.
Per molto tempo, queste leggi non sono state applicate ai sopravvissuti alla bomba atomica che vivevano all’estero, indipendentemente dalla loro nazionalità; i sopravvissuti coreani alla bomba atomica che sono stati esposti alla bomba in Giappone e sono tornati nei loro paesi d’origine, e molti altri che sono emigrati negli Stati Uniti, in Brasile, in Messico, in Canada e in altri Paesi dopo la guerra, hanno sofferto per la mancanza di comprensione dei danni della bomba atomica e hanno sofferto di malattie specifiche dei sopravvissuti alla bomba atomica. Nihon Hidankyō ha collaborato con le associazioni dei sopravvissuti alla bomba atomica formatesi nei vari paesi, a volte congiuntamente abbiamo fatto appello al governo attraverso cause giudiziarie e altre attività, riuscendo ad ottenere quasi lo stesso sostegno ottenuto in Giappone. Insieme abbiamo rinforzato sempre di più la richiesta dell’abolizione delle armi nucleari al più presto ai governi degli Stati dotati di armi nucleari e altri Paesi.
Nel 1977, sotto gli auspici di una ONG delle Nazioni Unite, si è tenuto in Giappone un simposio internazionale su “La realtà dei bombardamenti atomici e gli Hibakusha”. Il simposio rivelò la realtà dei danni inflitti agli esseri umani dalle bombe atomiche. In quel periodo, la minaccia di una guerra nucleare cresceva in Europa e in vari Paesi si tenevano grandi raduni con centinaia di migliaia di persone. Le richieste delle testimonianze a questi raduni arrivarono alla Nihon Hidankyō.
Nel 1978 e nel 1982, circa 40 rappresentanti della Nihon Hidankyō hanno partecipato alla sessione speciale delle Nazioni Unite sul disarmo tenutasi presso la sede delle Nazioni Unite a New York, tenendo discorsi e testimonianze nella sala della Conferenza generale. Alla Conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (TNP) e al suo Comitato preparatorio, i rappresentanti della Confederazione giapponese delle organizzazioni delle vittime della bomba atomica e della bomba H hanno ottenuto la possibilità di intervenire e parallelamente durante la Conferenza di revisione, è stata allestita una mostra sulle bombe atomiche nell’atrio della Sala delle Conferenze generali della sede centrale delle Nazioni Unite, riscuotendo un grande successo.
Nel 2012, in occasione del Comitato preparatorio per la Conferenza di revisione del TNP, il governo norvegese ha proposto di organizzare una “Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari” e le testimonianze dei sopravvissuti alla bomba atomica sono state prese in seria considerazione in tre incontri tenutesi dal 2013, che hanno portato a una conferenza per negoziare un “Trattato per la proibizione delle armi nucleari”
Nell’aprile 2016, l’Appello internazionale alla firma per la messa al bando e l’abolizione delle armi nucleari, proposto dalla Nihon Hidankyō e richiesto dalle vittime delle bombe atomiche di tutto il mondo, si è diffuso in modo significativo e oltre 13,7 milioni di firme sono state presentate alle Nazioni Unite. Anche in conseguenza di questo fatto, il “Trattato per la proibizione delle armi nucleari” è stato adottato il 7 luglio 2017 con il favore di 122 Paesi.
Questa è stata una grande gioia per noi.
Il desiderio accorato delle vittime dei bombardamenti atomici è quello di sostituire la deterrenza nucleare, che presuppone il possesso e l’uso di armi nucleari, con la totale proibizione delle armi nucleari.
Pensate che ci sono 4.000 testate nucleari che potrebbero essere lanciate immediatamente. Il danno immediato potrebbe essere centinaia o migliaia di volte peggiore di quello che è successo a Hiroshima e Nagasaki. Chiunque di noi può essere vittima o carnefice in questa circostanza. Pertanto, vorrei che tutti nel mondo discutessero insieme su cosa fare per eliminare e abolire le armi nucleari.
L’età media attuale dei sopravvissuti alla bomba atomica è di 85 anni; tra dieci anni, solo pochi saranno in grado di testimoniare come sopravvissuti diretti alla bomba atomica. D’ora in poi, spero fortemente che la prossima generazione escogiti modi per costruire i movimenti che continuino l’attività che abbiamo portato avanti.
Un riferimento importante è il progetto “No More Hibakusha: Portare avanti l’eredità della memoria dei sopravvissuti”, che ha lavorato a stretto contatto con Nihon Hidankyō per conservare i suoi documenti e le testimonianze dei sopravvissuti alla bomba atomica e le attività delle organizzazioni Hibakusha in varie regioni. Per quasi 15 anni dalla sua costituzione, questa organizzazione no-profit ha costantemente agito per conservare e gestire l’archivio dei movimenti popolari degli Hibakusha, le loro testimonianze e le registrazioni delle attività delle associazioni degli Hibakusha in varie regioni.
Spero che l’attività per fare conoscere tutti questi materiali si espanda verso il mondo intero. Spero che questa organizzazione si dedichi alla diffusione della verità concentrando tutta la sua energia.
Spero vivamente che le attività non siano solo nazionali, ma anche internazionali.
A tutte e tutti in tutto il mondo, chiediamo di puntare all’ulteriore universalizzazione del Trattato per la proibizione delle armi nucleari e di creare le occasioni per fare conoscere e percepire realmente le atroci e disumane esperienze delle bombe atomiche nei vostri Paesi! Grazie a queste iniziative, desideriamo che nasca la convinzione che le armi nucleari non possono e non devono coesistere con l’umanità, che questa convinzione si radichi saldamente tra i cittadini del mondo, soprattutto tra quelli degli Stati dotati di armi nucleari e dei loro alleati, e che sia una forza per cambiare le politiche nucleari dei loro governi.
Che l’umanità non si autodistrugga con le armi nucleari!
E noi lavoriamo insieme per una società umana mondiale senza armi nucleari e senza guerra! Grazie mille.
Copyright © The Nobel Foundation, Stockholm, 2024.
Traduzione in italiano Chie Wada