Il 7 luglio 2021 sono 4 anni dall’approvazione del Trattato ONU sulla proibizione delle armi nucleari (TPNW).
Questo trattato origina dall’evoluzione del Trattato di non proliferazione (TNP), che all’art. 6 prevede che ogni Stato nucleare “si impegna a concludere in buona fede trattative su misure efficaci per una prossima cessazione della corsa agli armamenti nucleari e per il disarmo nucleare”.
Dopo l’entusiasmo delle riduzioni degli arsenali nucleari delle superpotenze dovuto alla fine della guerra fredda è seguito uno stallo. Alla conferenza di revisione del TNP del 2010 venne per la prima volta presentato un documento intergovernativo che chiedeva la messa al bando delle armi nucleari. Nonostante l’opposizione degli Stati nucleari, il fronte pro-bando si allargò e la questione venne posta all’assemblea generale dell’ONU il 7 dicembre 2015, che con voto a larga maggioranza diede il via alla costituzione di una commissione apposita.
Si giunse così al voto del 7 luglio 2017, quando l’Assemblea generale approvò il Trattato con 122 voti a favore, uno contrario ed un’astensione. Le potenze nucleari e i loro alleati, tra i quali l’Italia, si rifiutarono di partecipare sia alle trattative che al voto finale, nonostante la maggior parte della popolazione, secondo i sondaggi, sia favorevole alla sua approvazione.
In questo cammino decisivo è stato l’apporto della società civile di tutto il mondo.
Se si è arrivati alla sua approvazione è anche grazie alla mobilitazione di tante associazioni, comitati come il nostro, scienziati, intellettuali, politici, uomini religiosi, che hanno costituito una rete internazionale l’ICAN che ha partecipato alle discussioni sulla redazione del trattato, esercitato pressioni, organizzato campagne, tanto che proprio nel 2017 è stata insignita del premio Nobel per la pace.
Si può dire che questo è il primo Trattato internazionale nato dalla collaborazione tra Stati e associazioni civili.
Il trattato prevede la sua entrata in vigore dopo la 50sima ratifica, avvenuta il 24 ottobre 2020.
Dal 22 gennaio 2021, giorno della sua entrata in vigore, le armi nucleari sono al bando: chi le produce e possiede e chi le ospita è fuori dal diritto internazionale, così come per le armi chimiche e batteriologiche, le mine antiuomo, le bombe a grappolo.
Ad oggi hanno firmato 86 stati e 54 hanno ratificato.
Tra questi non c’è l’Italia, che ospita circa 70 ordigni nucleari nelle basi di Ghedi(BS) ed Aviano in Friuli.
Eppure recenti e ripetuti sondaggi mostrano che la stragrande maggioranza della sua popolazione sarebbe favorevole (l’87% secondo l’ultimo condotto da Yougov nel novembre 2020).
Nel loro incontro a Ginevra il 16 giugno il presidente degli Stati Uniti Biden e della Russia Putin, le due superpotenze atomiche, hanno ribadito “.. il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”.
Coerenza vorrebbe che si attivasse un percorso per il disarmo nucleare totale, indicato proprio dal TPNW.
Noi facciamo appello a tutte le associazioni pacifiste, di impegno politico e civile, le confessioni religiose, sindacati e partiti ad unirsi a noi al presidio che terremo a
Torino davanti alla prefettura (piazza Castello)
Mercoledì 7 luglio ore 18
per chiedere al nostro Parlamento ed al nostro governo di aderire al Trattato e dichiarare l’Italia zona libera dalle armi nucleari
L’Italia ratifichi il Trattato per la messa al bando delle armi nucleari del 7 luglio 2017, in coerenza con l’art.11 della nostra Costituzione.